mercoledì 21 dicembre 2011

Sogno..

Sta notte ho fatto una specie di incubo. Quando mi sono svegliata era come impresso indelebilmente nella mia mente e non ho potuto non trascriverlo sul computer. Così a lavoro finito ho pensato di condividerlo con voi..



Martedì 20- mercoledì 21 Dicembre 2011

L’inizio è solo un susseguirsi di immagini rapide e confuse,non sarei in grado di descriverle.
C’è un uomo fermo sull’uscio di una casa dall’aria accogliente Non è ancora entrato e guarda il padrone di casa. Sorride ma non è un sorriso caldo e rassicurante,è freddo e cattivo carico di minacce non dette.

Adesso è in casa,nell’atrio. Ha il volto deformato,è più un mostro che un uomo. Fa un passo verso l’uomo e la scena comincia ad essere confusa come se chi stesse tenendo in mano la telecamera che sta riprendendo la muovesse velocemente. Non capisco bene cosa stia succedendo,sento solo un verso agghiacciante come di un leone che con la bocca aperta sta per sbranare la sua preda.
L’immagine poi si ristabilizza ,ritornando ferma.
Una bambina è rannicchiata in un angolino del salone vicino all’albero di Natale. Si tiene vicino al petto una manina chiusa a pugno,ha lo sguardo terrorizzato,le pupille sono quasi due piccoli puntini neri e respira affannosamente.
Il salone e l’atrio sono pieni di sangue.

Sono in una bellissima radura in montagna adesso. L’aria è fresca e c’è una bellissima giornata limpida. Seduta sull’erba di un verde quasi luccicante mi riscaldo al sole tiepido mentre la bambina raccoglie margherite.
Non ha più quello sguardo impaurito,ora è serena e canticchia una canzoncina che ho imparato all’asilo.
Non deve avere più di sei anni. Ha la pelle molto chiara e i capelli biondi drittissimi a caschetto sono tenuti indietro dal volto da un cerchiettino rosa
Sembra un piccolo angioletto.
Mi si avvicina porgendomi il mazzettino di margherite che ha appena raccolto
Sembra così fragile,non posso non provare un certo istinto di protezione materno quasi fosse mia figlia.
Sul suo piccolo indice c’è il segno di un morso,una mezzaluna rossa e viola che stona con il resto della sua manina perfetta.
Allungo una mano per prendere il suo dono e noto che anche la mia pelle è chiarissima.
So il perché,sono una vampira.
Mi trovavo nella casa quando un vampiro ha compiuto la strage risparmiando la bambina ma mordendola,condannandola inevitabilmente alla trasformazione.
L’unica cosa che potevo fare era portarla via da quella casa ormai degli orrori e prendermi cura di lei,di quella povera bambina che ormai era diventata una vampira
È per questo che ora siamo in montagna in questa radura,mi sembrava il luogo più sicuro dove avrei potuto maggiormente proteggerla. I bambini vampiri sono illegali,non sono permessi. Se l’avessero scoperta l’avrebbero distrutta.

Stava andando tutto bene quando con la coda dell’occhio captai un movimento furtivo nel boschetto ai margini della radura. Fu una questione di secondi e un enorme lupo dal pelo rossiccio balzò fuori dal nulla ringhiando. Afferrai la bambina e la misi dietro alla mia schiena facendogli scudo con il corpo. Con un lungo balzo il lupo coprì la distanza che ci separava e parve inizialmente valutare quali mosse avrebbe dovuto fare prima di partire effettivamente all’attacco. Non gli avrei permesso di storgere un singolo capello a quella bambina,prima sarebbe dovuto passare sul mio corpo da vampira. Gli mostrai a mia volta i denti in un ringhio,molto meno spaventoso ma altrettanto letale. A differenza di come raffigurano sempre i vampiri i miei denti non erano affilati sui canini ma erano comunque duri e resistenti,sarei stata in grado di strappargli le zampe con un semplice morso se ne avessi avuto occasione.
Sapevo bene che non era un normale lupo,i suoi occhi avevano la stessa espressività di quelli di un umano ed era cento volte più grosso. Eravamo entrambi fermi,che ci studiavamo a vicenda pronti a balzare al primo segnale dell’altro quando la bambina si sporse un poco da dietro di me per vedere cosa stava accadendo. Il lupo la fissò intensamente. Voleva eliminarla eppure sembrava titubante,anche lui pareva rimasto abbagliato dalla bellezza di quel visino e propenso a difenderla più che a distruggerla. Così colsi quel suo momento di debolezza per convincerlo a non attaccarci. Se lasciava stare me e la bambina ce ne saremmo andati immediatamente e non avremmo dato nessun problema. In qualche modo il lupo acconsentì e rimase a sorvegliarci mentre ci allontanavamo sempre più velocemente da quella radura.

Avevo trovato una casetta disabitata vicino alla parrocchia del paese di montagna e stabilii che saremmo andati a vivere li per un po’ finche non avessi deciso il da farsi.
Quando entrai con la bambina constatai che in realtà non era del tutto disabitata. Regnava il completo caos;mobili rovesciati o distrutti,sporcizia ovunque e c’erano dei bambini. Non erano bambini normali,erano bambini vampiri. Qualcuno li aveva creati e poi abbandonati lì. L’età variava all’incirca dai sette ai dodici anni. I più piccolini erano spaventati dalla nostra intrusione,quelli più grandicelli avevano invece assunto un atteggiamento strafottente nei nostri confronti,soprattutto verso di me. Non sapevo come avessero potuto sopravvivere fino ad ora e resistetti all’impulso di farne fuori direttamente alcuni io stessa. Quando ristabilii l’ordine,spiegando come funzionava la vita da vampiro e affidando a ciascuno incarichi e ordini che avrebbero dovuto rispettare da ora e per sempre era ormai l’imbrunire. Mi assunsi il compito di prendermi cura anche di quei bambini,come la piccola che era con me ,la più importante tra tutti,non potevo abbandonarli. Quando fu sera cominciai a sentirmi inquieta. Un prete venne a benedire la nostra casa,mettendoci in guardia su quella sera perché sarebbe passato per la città un essere spaventoso che avrebbe ucciso chiunque non avesse trovato un riparo entro il calare della sera. Ogni anno quella stessa sera vagava per la città fino all’alba cercando di saziare la sua sete di sangue accanendosi sulle sue vittime con tale brutalità da provocargli i dolori più atroci prima di concedergli la morte. Così quando il prete se ne andò serrai meglio che potevo la porta e le finestre abbassando in più le veneziane finche in casa non regnò il buio più totale. Dopo un paio di secondi la mia vista da vampiro si abituò permettendomi di orientarmi e raggiungere in fretta i bambini. Erano nascosti sotto una fila di tavoli che prima avevo spinto contro ad una parete e ad ogni rumore o scricchiolio lasciavano scappare delle piccole urla di paura. Se avessero continuato così il mostro avrebbe potuto sentirci ed entrare allora nemmeno io vampira avrei potuto fare qualcosa per salvarli. Cercai così di tranquillizzarli raccontandogli a bassissima voce (tanto loro mi avrebbero sentito benissimo) una storiella felice e insieme aspettammo il sorgere del sole.

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